Vi proponiamo la triste storia dello scrittore calabrese Saverio Strati; potete leggere la sua lettera e poi l'accorato appello dei professori Vito Teti e Damiano Silipo che appoggiano fortemente la campagna del Quotidiamo affinchè lo scrittore di Sant'Agata del Bianco possa attingere alla legge Bacchelli.
_____________________________________________________________________________________________________
Io, Saverio Strati sono nato a Sant’Agata
del Bianco il 16 agosto 1924.
Finite le scuole elementari, avrei voluto continuare gli studi ma era
impossibile, perché la famiglia era povera. Mio padre, muratore, non aveva un
lavoro fisso e per sopravvivere coltivava la quota presa in affitto. Io mi
dovetti piegare a lavorare da contadino a seguire mio padre tutte le volte che
aveva lavoro del suo mestiere. Piano piano imparai a lavorare da muratore. A 18
anni lavoravo da mastro muratore e percepivo quanto mio padre ma la passione di
leggere e di sapere era forte. Nel 1945, a 21 anni, mi rivolsi a mio zio d’
America, fratello di mia madre, per un aiuto. Mi mandò subito dei soldi e la
promessa di un aiuto mensile. Potei così dare a Catanzaro a prepararmi da
esterno, prendendo lezioni da bravi professori, alla maturità classica. Fui
promosso nel 1949, dopo quattro anni di studio massacrante. Mi iscrissi
all’università diMessina alla facoltà di Lettere e Filosofia. Leggere e scrivere
era per me vivere. Nel ‘50-‘51 cominciai a scrivere
come un impazzito. Ho avuto la fortuna di seguire le lezioni su Verga del grande
critico letterario Giacomo De Benedetti. Dopo due anni circa di conoscenza, gli
diedi da leggere, con poca speranza di un giudizio positivo, i racconti de “La
Marchesina”. Con mia sorpresa e gioia il professore ne fu affascinato. Tanto che
egli stesso portò il dattiloscritto ad Alberto Mondadori della cui Casa Editrice
curava Il Saggiatore. Il libro “La Marchesina” ebbe il premio opera prima Villa
San Giovanni. Alla “Marchesina” seguì il primo romanzo “La Teda”, 1957; alla
“Teda” seguì il romanzo “Tibi e Tascia” che ricevette a Losanna il premio
internazionale Vaillon, 1960. Ho sposato una ragazza svizzera e ho vissuto in
quel paese per sei anni. Da questa esperienza è nato il romanzo “Noi lazzaroni”
che affronta il grave tema dell’emigrazione. Il romanzo vinse il Premio Napoli.
Nel 1972 tornato in Italia la voglia di scrivere è aumentata. Ho scritto “Il
nodo”, ho messo in ordine racconti, apparsi col titolo “Gente in viaggio”con i
quali vinsi il premio Sila. Negli anni 1975-76 scrissi “Il Selvaggio di Santa
Venere” per il quale vinsi il Supercampiello, nel 1977. A questo libro assai
complesso seguirono altri romanzi e altri premi. Il romanzo “I cari parenti”
ricevette il premio Città di Enna; “La conca degli aranci” vinse il premio Cirò;
“L’uomo in fondo al pozzo” ebbe il premio città di Catanzaro e il premio città
di Caserta. Nel 1991 la Mondadori rifiutò, non so perché, di pubblicare “Melina”
già in bozza e respinse l’ultimo mio romanzo “Tutta una vita” che è rimasto
inedito. Con i premi di cui ho detto e la vendita dei libri avevo risparmiato
del denaro che ho usato in questi anni di silenzio e di isolamento. Ora quel
denaro è finito e io, insieme a mia moglie mi trovo in una grave situazione
economica. Perciò chiedo che mi sia dato un aiuto tramite il Bacchelli, come è
stato dato a tanti altri. Sono vecchio e stanco per il tanto lavoro.Sono sotto
cura, per via della pressione alta. Esco raramente per via che le gambe
amomentimi danno segni di cedere. Nonostante questi guai porto avanti il mio
diario cominciato nel 1956. Ho inediti, fra racconti e diario, per circa 5000
pagine. La mia residenza è a Scandicci. Saverio Strati
p.s.: Devo aggiungere che avendo editore alle spalle e libri da pubblicare e da
ristampare, non mi sono preoccupato a organizzarmi per avere una pensione,
un’assistenza nella vecchiaia. Non ho, da anni, una collaborazione a giornali o
a riviste. Perciò non ho nessun reddito e quindi è da tre anni che non faccio la
dichiarazione dei redditi. Faccio inoltre presente che alcuni dei miei romanzi
sono tradotti in francese, in inglese, in tedesco, in bulgaro, e in slovacco e
inspagnolo (Argentina). Miei racconti sono apparsi in riviste cinesi e in
antologie dedicata alla narrativa contemporanea italiana: in Germania, in
Olanda, in Cecoslovacchia e in Cina.
di VITO TETI
Caro
direttore, in merito alla questione, sollevata in questi giorni sul
“Quotidiano”, relativa alla concessione dei benefici della cosiddetta legge
Bacchelli a Saverio Strati, magistrale ad honorem”. Presto la proposta giungerà
in Facoltà e potrà avviarsi ad essere realizzata. Credo che con questa
iniziativa l'Università tenga fede alla sua missione originaria cui non era
estranea la valorizzazione del patrimonio culturale calabrese in un contesto di
dialogo con il mondo degli studi europei e internazionali.
Accanto
all'iniziativa per Strati, infatti, altre iniziative, diverse dal conferimento
di lauree ad honorem, sono in corso presso il Dipartimento di Filologia rivolte
verso importanti letterati calabresi come Lorenzo Calogero e Mario La Cava.
Fin qui l'attività accademica. Come studioso e come intellettuale manifesto
la mia soddisfazione e il mio “piacere” per l'iniziativa del giornale (grazie
all'interessamento di Vincenzo Ziccarelli e con un articolo di Franco Dionesalvi)
di occuparsi, in maniera seria e concreta, di Saverio Strati che vive nel
disagio come lui stesso ha raccontato domenica in prima pagina, riprendendo
tematiche di cui ci eravamo occupati sul Quotidiano in occasione del suo
ottantesimo compleanno. Per conto mio ho fatto quanto nelle mie possibilità
perché il più grande scrittore calabrese vivente venisse non solo ricordato, ma
anche riconosciuto e ripensato come un autore fondamentale per comprendere la
storia e l'antropologia della nostra regione, a cui egli ha dato, attraverso la
scrittura, voce lettararia in un contesto nazionale ed europeo. Ogni anno
inserisco uno o più romanzi dello scrittore nei corsi di Etnologia, ma i libri
sono praticamente introvabili e gli studenti debbono ricorrere necessariamente
alle fotocopie. La Mondadori, che pubblica “di tutto e di più”, ha pensato bene
di non ripubblicare i libri di uno scrittore tradotto all'estero, in Francia e
in Germania, in Inghilterra e negli Stati Uniti, amato da generazioni di
italiani e calabresi, vincitore di numerosi e importanti premi tra cui il
Supercampiello. Strati, uomo schivo, appartato, orgoglioso, lontano da salotti,
dalle effimere mode letterarie, negli ultimi decenni è accompagnato da una sorta
di marginalizzazione ad opera di superficiali critici letterari, sempre
innamorati dei “grandissimi” scrittori in auge, funzionali al grande supermarket
dell'editoria. Ci saranno altre occasioni per parlare della narrativa di Strati,
dei suoi celebri racconti e romanzi, del suo linguaggio innovativo, della sua
scrittura densamente antropologica, della sua capacità di narrare la grande
trasformazione conosciuta dalla Calabria negli anni cinquanta-settanta del
Novecento. Avremo modo di “rileggere” ancora le sue storie che appartengono ad
un contesto letterario alto, all'intero universo meridionale e mediterraneo. Con
questa lettera mi aderire alla raccolta di adesioni per sollecitare
l'approvazione della legge Bacchelli a favore dello scrittore lanciata dal
giornale da te diretto e di sollecitare a mia volta altre adesioni. Dovremmo
uscire, “noi calabresi”, dal vezzo di ignorare i nostri grandi e illustri autori
in vita per poi celebrarli (magari male e retoricamente) quando sono scomparsi.
Non facciamo altro che parlare di risorse identitarie e poi dimentichiamo quegli
autori di rilevanza "nazionale" ed europea che ci consegnano un'identità ampia,
plurale, dinamica della regione, colta nei suoi splendori e anche nei suoi
limiti. Propongo, infine, alla Giunta Regionale di farsi promotrice di
iniziative, alte e qualificate, volte alla diffusione e alla valorizzazione
delle opere di Strati. Sarebbe un bel segnale se una delegazione della Regione
si recasse in visita di cortesia e di ringraziamento presso la sua abitazione in
Toscana, e decidesse assieme a lui adeguate iniziative culturali ed editoriali
con finalità concrete. Si potrebbe, ad esempio, proporre la pubblicazione,
concordando con lui tempi e modalità, di un'opera inedita.
Ho avuto
modo, nel corso di incontri istituzionali (tendenti alla promozione degli
scrittori calabresi) di parlare di queste iniziative a Domenico Cersosimo,
vicepresidente della Giunta Regionale, ed ho ricevuto grande attenzione e ampia
disponibilità. E' necessario diventare operativi e non perdere più tempo. Strati
è autore che va letto in tutte le scuole calabresi e non solo. I beni culturali
non sono soltanto quelli materiali, ma anche quelli materiali e simbolici.
Strati è un “bene” identitario da “riconoscere” se vogliamo davvero che la
nostra regione riscopri, rinnovi e inventi una vocazione mediterranea ed
europea.
di DAMIANO SILIPO
Gentile
direttore, leggendo la lettera dello scrittore Saverio Strati ho avvertito un
nodo alla gola, per aver appreso la triste condizione di un grande calabrese,
che ha contribuito non poco alla mia formazione. Ho trascorso la mia infanzia in
un paese interno della Calabria (il Vecchio Abitato di Nardodipace), dove non
esisteva non dicoun'edicola o un cinema ma, fino al 1973, nemmeno la
televisione. Ricordo che alcuni dei ragazzi più grandi che studiavano nei centri
vicini o andavano fuori per prestare il servizio militare portavano i libri di
Strati e ci raccontavano le loro trame e i personaggi, come oggi si parla delle
prodezze dei calciatori o dei personaggi di un film. Così mi sono avvicinato a
questo autore e, leggendo i suoi libri, ho preso coscienza della mia condizione
di calabrese e meridionale. Mi ha fatto capire anche cosa sia importante fare
per riscattarsi. Spero che qualche calabrese che può si dia da fare per
rispondere alla richiesta di aiuto, restituendo così un poco di quello che
Strati ha dato alla Calabria. Spero anche che le istituzioni culturali e
politiche calabresi gli diano un riconoscimento, non solo meritevole ma anche
doveroso. Infine, la vicenda di Strati e altri scrittori nella sua condizione
dimostra come anche in questo caso il mercato non sia in grado di tutelare la
dignità umana e si renda necessario l'intervento dello Stato. In Italia ci sono
scrittori che guadagnano cifre stratosferiche, mentre altri, non meno
meritevoli, sono costretti a vivere in miseria.
D'altra
parte, il successo non è una condizione che può essere stabilita a priori né
dura a lungo. Allora perché l'Associazione degli scrittori non istituisce un
fondo, alimentato con una percentuale dei guadagni sui diritti d'autore, per
dare un vitalizio agli scrittori che cadono in povertà?
Sarebbe una
forma di assicurazione degli scrittori contro i rischi che derivano dalla loro
attività.