Dal Quotidiano del 3 giugno 2008
San Nicola da Crissa. Un anno fa l’elevazione a Santuario della chiesa di Santa Maria di Mater Domini
Una meta per migliaia di pellegrini
Il luogo di culto da qualche giorno senza acqua potabile
di G. Battista Galati
SAN
NICOLA DA CRISSA – “Un eremo nel bosco”, è questo il titolo di un interessante
articolo apparso su una rivista locale circa 12 anni fa e riproposto l’anno
scorso dall’autore Domenico Teti, in occasione dell’elevazione a Santuario della
chiesa di Santa Maria di Mater Domini, da parte dell’allora vescovo di Mileto,
Mons. Domenico Tarcisio Cortese. Un breve saggio storico-religioso che
sintetizza la storia e le origini della chiesetta tra gli ulivi, nel quale si
ipotizza, non senza motivazioni, l’origine bizantina del sito e del culto
praticato.
Storia raccontata da Domenico Teti, profondo conoscitore e studioso scrupoloso di storia religiosa, teologia cattolica e diritto canonico, attingendo dal suo autorevole bagaglio culturale. Il prossimo 17 giugno ricorre il primo anniversario dello storico evento.
L’elevazione a Santuario è stato il giusto riconoscimento a questo singolare e suggestivo luogo di culto immerso tra gli ulivi secolari a circa due chilometri dal centro abitato.
Anche quest’anno, come avviene ormai da secoli, è iniziato il pellegrinaggio. Un’antica tradizione vuole che fedeli e devoti, in occasione della festa della Madonna di Santa Maria di Mater Domini, che si svolge il 15 agosto, si rechino a piedi recitando il Rosario, tutti i sabati, per assistere alla messa, a partire dal primo di maggio, fino alla fine di luglio, per poi iniziare la “quindicina” verso il luogo santo, gli ultimi 15 giorni prima dei solenni e religiosi festeggiamenti in onore della Madonna.
Provenienti prevalentemente dalle vicine comunità di Filogaso, Capistrano e Vallelonga oltre che di San Nicola, i devoti fedeli da anni si riuniscono in gruppo per incamminarsi cantando le lodi a Santa Maria. L’antico luogo, tranquillo, isolato e solitario, ha ospitato molti eremiti in preghiera e vanta antichi legami spirituali anche con la vicina città di Sant’Onofrio. All’interno è esposto un raro quadro che rappresenta la Vergine con in braccio il Bambino corteggiata da angeli, frutto di una donazione del devoto Stanislao della famiglia D’Aloi di Sant’Onofrio, personaggio molto influente della corte borbonica del regno di Napoli e sovrintendente del museo reale.
Il quadro che ancora oggi conserva la sua sublime bellezza, è considerato una delle repliche dei dipinti, attribuito da alcuni studiosi, all’artista Guido Reni. L’elevazione a Santuario della piccola chiesetta, curata con umiltà e profuso impegno dal parroco del paese don Domenico Muscari, ha fatto in modo che si eseguissero una serie di interventi sia sull’edificio che nell’area circostante. E’ inoltre grazie all’opera degli operai dei Consorzi di Bonifica e dell’Afor, unitamente a un nutrito gruppi di volontari, che annualmente provvedono ad una accurata manutenzione, se la suggestiva area esterna si presenta oggi in tutta la sua bellezza. Mentre è merito di un generoso concittadino, Emilio Perri, non nuovo a donazioni alla comunità, se è stato possibile il rifacimento della copertura, il rinnovo degli impianti elettrici e l’acquisto di una nuova campana. Una particolare circostanza lega il sacro edificio alla generosa famiglia Perri: da fonti storiche si è appreso che le vecchie tegole del manto di copertura, i tradizionali coppi, in parte appositamente recuperati, furono prodotti dall’antica calcara che sfornava tegole e mattoni appartenuta anticamente alla famiglia Perri. Fino a qualche decennio fa la chiesa era fornita anche di acqua potabile, grazie ad un vecchio acquedotto comunale. Oggi invece il luogo sacro è privo del prezioso liquido.
Diversi, a dire il vero, sono stati i tentativi di approvvigionamento idrico, non ultimo quello di realizzare un pozzo su iniziativa dell’ex parroco don Salvatore Minniti il quale, grazie alla generosità dei fedeli, ha cercato, inutilmente, di captare una falda acquifera. Il Santuario, meta di pellegrini e di occasionali visitatori durante tutto l’anno, è motivo di orgoglio e vanto per l’intera comunità, la quale lamenta, da anni, l’assenza di acqua potabile.
L’appello quindi alla sensibilità delle istituzioni per l’attivazione dell’importante servizio di approvvigionamento idrico che renderebbe più accogliente il luogo sacro e farebbe cosa utile e gradita ai cittadini.