Dal quotidiano del 20 ottobre 2005

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L'alto prelato nell'omelia indica la strada per il riscatto della Locride
e lancia un'accusa: «Macabro messaggio di umiliazione sociale»

Richiamo del vescovo
Bregantini: «Finalmente la politica si è svegliata»


LOCRI - Indica la strada da percorrere. Lo fa con toni miti, ma le parole pesano più di un macigno. E' una sberla l'omelia del vescovo di Locri, Giancarlo Maria Bregantini, ai funerali di Francesco Fortugno. Chi è in chiesa non perde una parola del presule. Tutti sono li ad ascoltarlo, da Prodi a D'Alema, Da Rosi Bindi a Marini, da Rutelli al ministro La Loggia che rappresenta il governo. Richiama la politica ai suoi doveri reali padre Giancarlo, spinge la società al coraggio e se è necessario «al martirio». Chiede una purificazione spirituale, socio-culturale e politico-economica. Ribadisce, mentre gli stanno vicini don Luigi Ciotti, giunti appositamente in Calabria, e tutti i sacerdoti della diocesi, la necessità della «coerenza del lunedì», dopo aver goduto della «bellezza della domenica».
Evidenzia, con riferimenti etici profondi, il peso della tragedia, che ha colpito una famiglia e un intero territorio che, proprio domenica sera, si apprestava a vivere l'inizio del congresso eucaristico diocesano. Ed è al territorio che il vescovo dedica un passaggio bellissimo del suo intervento: «Proprio perché tanto la amiamo questa terra, ci penetra dentro questa ferita mortale e ci chiediamo: "perché tanto sangue? Perché questa uccisione? Chi l'ha proditoriamente pensata ed organizzata. Perché nei confronti di quest'uomo?».
E' un discorso pieno di contenuti e purtroppo di materiale ne offre molto questa brutta e terribile storia. «Sul piano delle indagini dovranno essere gli inquirenti a dare risposte», dice Bregantini. Ma non tarda ad arrivare dal pulpito una richiesta semplice quanto determinata: «Chiediamo con forza che sia fatta luce al più presto e con la maggiore professionalità possibile, fino all'arresto dei colpevoli».
Non risparmia la politica il capo della chiesa locridea, quando esalta la riscossa di tutte le realtà partitiche nazionali e regionali, per reagire a questa devastante offesa, ma non dimentica di dire che «finalmente in quest'occasione si sono svegliati i grandi partiti sul caso Calabria». Dice proprio "caso Calabria", contravvenendo ad una sua abitudine positiva, secondo la quale questa regione è un giardino. «La chiamo sempre cosi - riflette- ma quanto sangue in questo giardino, quante volte Caino vi ha ucciso Abele. E allora chiedo a tutte le forze politiche di star molto accanto alla gente, di ascoltarla, di star vicino alla Locride, di seguire i nostri passi, di rifinanziare il prestito d'onore e di non tagliare la spesa sociale, perché se non si interverrà adeguatamente nelle ferite aperte, esse non saranno feritoie di grazia, ma cancrena sociale , che la mafia astutamente e perfidamente, utilizzerà per i suoi iniqui scopi». E a proposito di iniquità, Bregantini tocca un'altra nota dolente: l'usura, «piaga vergognosa che la mafia utilizza vastamente per il controllo del territorio» e contro la quale bisogna organizzare «un pool di polizia specializzato, senza attendere che sia il povero usurato a denunciare, nel sostegno sistematico ai pochi, ma coraggiosi testimoni di giustizia».
Ma sulla mafia non si ferma qui e lancia un affondo, commentando l'agguato al vice presidente del consiglio: «Ha voluto dire che intende dominare e sottomettere la politica, locale e nazionale, perché sia strumento docile ai suoi enormi interessi economici. Cerca di spezzare i legami, preziosi, tra la classe politica e la gente , per ricondurli ,a se per meglio dominare e piegare entrambi. Ha voluto dare un macabro messaggio di umiliazione sociale, per intimorire e paralizzare ogni altra azione di bene e di sviluppo". Ma quanto accaduto potrebbe anche rappresentare un atto di debolezza per la mafia? «E' la chiave di lettura che dobbiamo dare a questo evento», consiglia.
Poi una riflessione sui giovani, i ragazzi degli striscioni e dei cortei che hanno attraversato Locri, e i ragazzi di un altro paese segnato dal sangue innocente, Bruzzano, che domenica scorsa hanno accolto i pellegrini e i sacerdoti del congresso diocesano con un messaggio di speranza: «In Gesù eucaristico, la violenza si trasforma in amore».