dteti.addolorata - Confraternita del SS. Crocifisso - San Nicola da Crissa (VV)

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2020Articoli


Il sabato di Maria
di Domenico Teti
Quante volte abbiamo fatto i quindici sabati di Mater Domini? O quelli di Pompei, o i cinque primi sabati di Fatima… E in generale fin da piccoli ci è stato insegnato che il sabato è la giornata mariana per eccellenza, la ricorrenza settimanale dedicata alla Madonna. Ma ci siamo anche chiesti, non solo qual è la ragione storica di questa pratica devozionale, ma ancor più la sua radice teologica?
La risposta è: il sabato santo. Il sabato è di Maria perché Maria è la «Donna del Sabato santo».
Un documento vaticano del 2002, il Direttorio su pietà popolare e liturgia, annota al riguardo: «Tra i giorni dedicati alla beata Vergine spicca il sabato, assurto al grado di memoria di santa Maria. Questa memoria risale certamente all’epoca carolingia (secolo IX), ma non ci sono noti i motivi che indussero a scegliere il sabato quale giorno di santa Maria. In seguito ne furono date numerose spiegazioni, le quali tuttavia non soddisfano pienamente i cultori della storia della pietà».
Il riferimento all’epoca carolingia si intende fatto all’edizione di un fondamentale libro liturgico, il Sacramentario gregoriano, curata dal dotto Alcuino di York, in cui vengono previste, fra l’altro, per il giorno di venerdì la messa della Santa Croce e per il giorno di sabato la messa di Santa Maria. In quanto alle altre «numerose spiegazioni», ci si riferisce in particolare a un’opera sulla vita religiosa composta dal Beato Umberto di Romans († 1277), quarto successore di San Domenico alla guida dell’Ordine dei Frati Predicatori, il quale in elencava varie ragioni – per la precisione sette – per cui il giorno di sabato doveva essere dedicato alla Vergine Maria. Si tratta per lo più di motivazioni di carattere simbolico-allegorico e di sapore prettamente devozionale: il sabato è il giorno in cui Dio riposò, e Maria è il «luogo» del riposo di Dio; il sabato fu compiuta l’opera della creazione, e in Maria è stata portata a compimento l’opera della «ri-creazione», cioè della grazia redentrice; il sabato è il più santo e benedetto dei giorni, e Maria è la più santa e benedetta delle creature; è il giorno di necessario passaggio fra le sofferenze del venerdì e la gioia della domenica, e allo stesso modo Maria è mediatrice del passaggio dalle pene di questa terra alla gloria del cielo; è, infine, il giorno in cui si ritiene che conceda maggiori grazie agli uomini. Come si vede, sono motivazioni frutto di una certa inventiva devota e basate su parallelismi e analogie di carattere simbolico. Solo uno fra i motivi elencati dal Beato domenicano è desunto dalla reale esperienza personale della Vergine Maria: «come dicono i Santi, mentre gli altri vennero meno nel giorno di sabato, in lei rimase ferma la fede». È quello decisivo.
Non a caso San Tommaso d’Aquino († 1274), forse il più grande teologo della Chiesa cattolica, sulla questione va dritto al punto. In un commento dedicato ai Dieci Comandamenti (si tratta in realtà di una serie di prediche che egli tenne nella basilica napoletana di San Domenico maggiore nella quaresima del 1273), nel trattare del terzo precetto, che comanda di santificare il sabato, fra le diverse ragioni per cui Dio diede questo comandamento al popolo ebraico, nel suo stile essenziale (fra l’altro si trattava, come detto, di prediche dirette alla gente comune), spiega la seguente: «Il sabato fu dato per istruire alla fede nel Redentore. Infatti la carne di Cristo non fu corrotta nel sepolcro […]. Perciò [Dio] volle che il sabato fosse osservato, affinché come i sacrifici prefiguravano la morte di Cristo, così la quiete del sabato prefigurasse il riposo della sua carne. Noi non osserviamo più tali sacrifici, giacché, essendosi realizzata la verità prefigurata, vengono meno i suoi simboli, così come al sorgere del sole scompare l’ombra; tuttavia rispettiamo [il sabato] in onore della Vergine gloriosa, nella quale, il giorno in cui Cristo era morto, rimase tutta intera la fede». Bellissima l’espressione originale: «in qua remansit tota fides»; in lei, solo in lei, rimase viva, tutta quanta era al mondo, la fede in Cristo.
La spiegazione di San Tommaso per la sua intrinseca valenza teologica, oltre che per l’autorità di chi la propone, si impone come la più evidente e carica di significato, così da risultare perennemente attuale, a differenza di altre spiegazioni di segno devozionistico. Non a caso il precitato documento vaticano osserva: «Oggi, a prescindere dalle sue oscure origini storiche, si mettono in risalto giustamente alcuni valori di questa memoria ai quali è più sensibile la spiritualità contemporanea: l’essere cioè ricordo dell’atteggiamento materno e discepolare della beata Vergine che nel grande sabato quando Cristo giaceva nel sepolcro, forte unicamente della fede e della speranza, sola fra tutti i discepoli, attese vigile la Risurrezione del Signore; preludio e introduzione alla celebrazione della domenica, festa primordiale, memoria settimanale della Risurrezione di Cristo; segno, con la sua cadenza settimanale, che la Vergine è costantemente presente ed operante nella vita della Chiesa».
La nostra confraternita, che come mise opportunamente in luce l’avv. Mannacio nella sua preziosa monografia, ha anche una significativa impronta mariana fin dalla sua fondazione (ricordiamo che la Madonna è la prima protettrice del sodalizio, tale proclamata il 4 agosto 1669), codificata negli antichi ma non superati Statuti, ha il privilegio di venerare con particolare culto la Vergine Addolorata, e in lei non solo il mistero della maternità universale – poiché Gesù la proclamò madre dei credenti mentre pendeva dalla Croce – ma anche quello della fede inconcussa, che solo in Maria rimase salda nel «grande sabato», mentre il Figlio giaceva nel sepolcro, apparentemente sconfitto agli occhi del mondo. Dovremmo essere grati di questa preziosa eredità spirituale dei nostri padri ed onorarla rinnovando ogni sabato la memoria di Maria Addolorata, colei in cui si è riassunta, per un giorno, tutta intera la fede e l’attesa di redenzione della Chiesa e dell’umanità. Ogni sabato ci dovrebbe riportare la memoria di quel giorno in cui al silenzio di Dio ha corrisposto la fede tenace della Vergine Addolorata, specie nei tempi di afflizione come questi in cui ci sembra di non trovare risposte al male che imperversa.
Il vescovo di Molfetta don Tonino Bello († 1993), di cui è in corso la causa di beatificazione, ha scritto una pagina veramente toccante dedicata a Maria «Donna del Sabato santo» di cui è bello ripetere l’invocazione finale:
«Santa Maria, donna del Sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l’ultimo punto di contatto col cielo che ha preservato la terra dal tragico blackout della grazia. Guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.
Stabilizza nel nostro spirito la dolcezza fugace delle memorie, perché nei frammenti del passato possiamo ritrovare la parte migliore di noi stessi. E ridestaci nel cuore, attraverso i segnali del futuro, una intensa nostalgia di rinnovamento, che si traduca in fiducioso impegno a camminare nella storia.
Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com’è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di Risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare.
Ripetici, insomma, che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale.
Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio Risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull’erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d’amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutto d’un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi?
Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con Lui. Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti.
Perché qui le ore non passano mai».

 
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